ESERCITAZIONI (cliccare sull'immagine
per ingrandire o
ascoltare gli audio)
LA BELLA BAMBINA DAI CAPELLI TURCHINI
Chissà quante volte perdendoci nel bosco iniziatico, dove credevamo di poterci considerare eroi, non siamo invece caduti vittima di quelle parti di noi (GATTO e VOLPE, o meglio avidità e menzogna) che hanno avuta la meglio, sopraffacendoci, togliendoci le forze, fino a crederci spacciati, forse morti…
In quel momento non sapevamo che di lì a poco (si fa per dire perché Collodi lasciò la cosa in sospeso per qualche mese) un intervento salvifico ci avrebbe rimesso in piedi. Era necessario crederci ‘finiti’.
Invece no: per Pinocchio le avventure continuano, così come per noi che, riprendendoci da una prova grande, spereremmo di continuare almeno per un po’ a goderci lo ‘zucchero’ dell’essere fuori pericolo.
Vicino ad un bosco pericoloso c’è sempre una fata? Sì. Ed abita in una casina candida come la neve, luce contrapposta al buio dell’intricata selva.
Più specificatamente c’è la nostra fatina, ognuno ha la propria… è lì, ‘nelle vicinanze’ della foresta intricata della nostra vita, da più di 1000 anni! È a guardia di chi si perde; sa che per chi fa un lavoro su di sé soccombere in una battaglia non vuol dire aver perso la guerra; quindi lo aiuta.
L’intento di Geppetto nel momento di creare il burattino era elevato, voleva che fosse meraviglioso. Così il nostro Io superiore, incarnandosi, ha in mente elevazione e risveglio per quella personalità in nuce nel neonato che affronta il mondo.
Per fortuna la provvidenza cosmica ci offre degli aiuti importanti: una coscienza (il GRILLO) e, preziosissima, misteriosa, grande … l’Anima (la Fata)!
Quella di Pinocchio appare come una bambina e i suoi capelli sono lunghi e turchini: l’immagine più celestiale che si possa immaginare perché evoca il cielo e la preziosità dell’infanzia.
La piccola, che prima dell’impiccagione è apparsa a Pinocchio pallida, ad occhi chiusi, con le mani sul petto, asserendo di essere morta, ha versatili opportunità (che vedremo) per mostrarsi: morta, viva, sorellina, madre, buona donnina, bella signora, ma anche capretta e svariati altri animali…
È lei che vuole apparire così o fa da specchio alle emozioni del burattino?
È interessante notare come, pur essendo, come fata, dotata di un principio magico mutevole, opera solo su se stessa le trasformazioni; non fa magie trasmutative sul burattino: rispetta profondamente il libero arbitrio di Pinocchio; trasforma se stessa per stargli accanto, anche quando lui non lo sa e la crede morta. Tutte le azioni della Fata sono al servizio della crescita e dell’evoluzione di quella personalità in trasformazione per il raggiungimento della vera dignità umana, con nuova coscienza e liberazione dal sonno dell’inconsapevolezza.
Potrebbe trasformarlo subito in normale bambino ma sa che contravverrebbe a una legge cosmica.
‘Natura non facit saltus’ e lei, pur essendo magica (o forse, meglio ancora, divina) ha grande potere sugli elementi naturali ma non li usa per cambiare Pinocchio. Dolcemente, amorevolmente, ma anche molto severamente, lo lascia agire, accompagnandolo. I suoi poteri, soprattutto sulla gestione del mondo animale, però li mette al servizio della sua missione educativa, protettiva, correttiva.
Come una novella Circe padroneggia le forze elementari ed animali della natura: manda un FALCO, principe dell’aria e del volo in picchiata, a sciogliere il cappio intorno al collo del burattino appeso alla quercia grande; il CANE barbone Medoro, fedele servitore guiderà le forze telluriche rappresentate dal carro sospinto dalle cento pariglie di TOPINI bianchi per prelevare il corpo del presunto impiccato.
Intenerisce l’attenzione della Fata nel raccomandare la morbidezza dell’interno della carrozza e il tenero gesto materno di prendere Pinocchio ‘in collo’…
Ha servitori da poter comandare ma preferisce prenderlo lei tra le braccia e portarlo in una cameretta che viviamo come luogo incantato, con le pareti di madreperla.
Chissà se Pinocchio ha percepito l’amore che lo sta avvolgendo?
È questo che si chiede la Fata insistendo per sapere se è vivo o morto. È vivo per procedere nel suo cammino evolutivo, o è ‘morto’, nel senso che vuole fermarsi?
Ecco che chiama tre medici: un CORVO ( ovviamente nero, simbolicamente divoratore di cadaveri), una CIVETTA (uccello sacro ad Athena, simbolo della possibilità di vedere nel buio quindi della saggezza) e il caro, povero GRILLO che, pure se bistrattato, è sempre pronto a pronunciare analisi giuste e solenni sgridate:
“Quel burattino lì è una birba matricolata…farà morire di crepacuore il povero babbo!...”
Pinocchio singhiozza sotto le lenzuola…
Serviva la sgridata per riportarlo in vita!
La Fata si accorge che il suo piccolo ha la febbre alta. La medicina c’è, è portentosa ma lui inizia con una serie di capricci. Vorrebbe approfittare degli zuccherini. Nessuno glielo ha detto ma è convinto che sia amara…
Così accade a noi quando, davanti ad un passo risolutivo per il nostro cammino, ci accontentiamo di consolanti piccole gratificazioni tranquillizzanti…purtroppo spesso devianti!
La paura della morte lo convince. Pinocchio ha bisogno di emozioni forti… e gliene arriveranno! Per il momento una bara portata da quattro CONIGLI neri (simboli della paura) gli procurano la decisione di sottomettersi alla ‘medicina amara’.
Guarisce ma l’impulso di mentire è più forte di lui. Inizia a parlare in modo talmente concitato che perde lucidità e mente, tre volte! Il naso si allunga in maniera incredibile, al punto da impedirgli di muoversi… La stanza diventa la sua prigione.
La menzogna blocca lo scorrere della vita, crea barriere. Il bugiardo si incarcera nella non verità.
Occorrono ben mille PICCHI per riparare disagio e vergogna.
La fata non lo sgrida, addirittura ride delle sciocchezze di Pinocchio, gli dichiara tutto il bene che gli vuole e si propone come sua sorellina. Il suo ruolo crescerà così come, attraverso dure prove, vedremo crescere Pinocchio. Il burattino avrebbe un’occasione meravigliosa: restare lì e vedersi ricongiunto con Geppetto! Ma lui freme…deve sempre fare qualcosa. La fata lo lascia andare: il suo ruolo è di lasciargli la libertà.
Qualcosa di non risolto attira Pinocchio sotto la quercia grande. Non osserva i segnali dell’inganno a cui lo sottopongono Gatto e Volpe e, di nuovo preso dall’entusiasmo di una ricchezza facile, li segue nel paese di Acchiappa Citrulli. Incapace di guardare le cose in profondità (ingiustizia e povertà ovunque) pagherà duramente la sua leggerezza.
Un PAPPAGALLO ride della sua stoltezza; lo definisce ‘dolce di sale’!
Sempre incautamente Pinocchio crede che possa esistere giustizia in quel mondo alla rovescia in cui è capitato: il giudice è un GORILLA che porta finti occhiali e pronuncia condanne al contrario. Finisce in gattabuia per quattro mesi. Uscirà solo se si dichiarerà colpevole! Sembra strano ma noi sappiamo che ‘colpevole’ in qualche modo lo era.
A Pinocchio sembra che tutto potrebbe tornare alla normalità; non si rende conto del tempo che è passato?
Lungo la strada un incontro terribile: un SERPENTE con occhi di fuoco e coda fumante! La cosa più ansiogena fu però che, messo di traverso, gli impediva di passare. Ancora una volta la normalità non è possibile per il povero burattino. Proviamo pena per lui! Invece il rettile ride a crepapelle quando lo vede volare in aria per lo spavento, cadendo a testa in giù nel fango.
Cosa rappresentava quel serpente? Perché era così orizzontale lungo la strada? Possiamo pensare che la verticalità di cui spesso questo animale è simbolo, fosse raggiungibile solo dopo una paura che provocare un capovolgimento? Pinocchio veniva da un’esperienza di mondo al contrario…
Forse, capita la lezione, si affretta per tornare dalla fata…ma non riesce a mantenere a lungo il ritmo, non resiste alla fame e… ruba!
Sono pochi acini, ma non sono suoi! Li ha presi, non li ha chiesti. Una LUCCIOLA è lì e gli spiega il motivo della punizione.
Di nuovo è entrata in azione la legge cosmica che tende a reintegrare la normalità turbata dalle azioni illegali: e Pinocchio è restato chiuso in una tagliola ‘scambiato’(?) per un ladro e relegato in una cuccia, considerato come ladro sì, ma potenziale amico fidato dell’uomo, cagnolino da guardia.
È umiliante quella catena al collo! Pinocchio affronta di nuovo una ‘lunga notte’ … ma stavolta supera brillantemente questa prova, denunciando i malfattori e compiendo il gesto generoso di non denunciare Melampo, il cane deceduto che lui stava sostituendo.
Ritrova la libertà e corre dalla fata ma è grave quello che ha fatto e lo attende una sorpresa terribile: la casina non c’è più.
C’è una lapide al suo posto!
ESERCITAZIONI per il LABORATORIO su:
"La bella bambina dai capelli turchini"
SCRITTURA
- Ho mai trovato dei segni che mi indicassero la presenza di figure amorevoli accanto a me?
- Se tu fossi una fata o un mago quali animali sceglieresti per apparire in aiuto della persona che vuoi proteggere?
PITTURA
- Esercitazione con il 'turchino' ad acquerello, riconoscendo le diverse sfumature del colore blu.
- Una finestra con la bambina affacciata (pittura o collage)
SCULTURA
- Rappresento con l'argilla uno degli animali presenti nel racconto.
(Pulcino, grillo, volpe, gatto, falco, cane, topo, picchio, gorilla, serpente...)